Mangiare ad occhi chiusi: una pratica di consapevolezza

mangiare ad occhi chiusi

Mangiare ad occhi chiusi

Perché quando baciamo, quando preghiamo o meditiamo, quando sogniamo, quando assaporiamo un profumo o cerchiamo un ricordo bello nella nostra mente chiudiamo gli occhi?

Per poter assaporare fino in fondo senza distrazioni qualcosa che sappiamo essere bello e buono per noi, per essere in contatto il più possibile con l’esperienza che facciamo e poterla conoscere veramente, quindi non tanto attraverso il pensiero che giudica, descrive, e spesso ci confonde con le sue interpretazioni contraddittorie, quanto attraverso i sensi e il cuore, per poterla insomma farla diventare parte di noi ed esserne certi.

Anche in una relazione difficile e contraddittoria con il cibo ci possiamo aiutare portando l’attenzione al nostro corpo e al nostro cuore piuttosto che alla vista e al pensiero. Allora vi propongo la pratica di consapevolezza sul cibo, cioè di mangiare ad occhi chiusi.

Iniziamo

Chiudiamo  gli occhi e portiamo l’attenzione al respiro per due o tre respiri. Calmiamo in questo modo la mente. Poi mettiamo in bocca il boccone. Proviamo a vedere come cambia l’esperienza del cibo mangiando ad occhi chiusi. Portiamo l’attenzione al sapore del cibo, alla consistenza, ai diversi ingredienti di cui il cibo è fatto, alla sensorialità tattile della bocca, del palato, della lingua, alla masticazione, ad desiderio di ingoiare.

Cosa possiamo scoprire

La fame è pesantemente influenzata dalla vista. Per alcuni, togliere il senso della vista e i segnali che ne arrivano, riduce la tentazione del mangiare tutto quello che vedono nel piatto.

Scopriremo inoltre che distogliendo lo sguardo dal cibo chiudendo gli occhi possiamo interrompere lo stato di trance da mangiare non consapevole.

Poiché l’attenzione non è più sul cibo, ma direttamente sulle sensazioni del corpo. L’esperienza del cibo sarà quindi più forte e noteremo un cambiamento importante, passando dall’urgenza di ulteriore cibo per colmare il senso di vuoto alla ricca e sfaccettata esperienza sensoriale dell’odorato, del gusto con le sue molteplici sfumature, del tatto così diverso se riguarda le mani, o le labbra o la mucosa boccale o deriva dal contatto del cibo con i denti.

Nutriti così dalla nostra esperienza sensoriale il nostro rapporto con il cibo piano piano cambierà, diventando un incontro ricco di meraviglia, alleanza, confidenza.

Il cibo sarà l’amico che ci restituirà a noi stessi piuttosto che un ambivalente oggetto di dipendenza.

 

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.