Coltivare la Gioia

E’ nelle piccole grandi cose della nostra quotidianità che possiamo coltivare la gioia.

In tutte le tradizioni spirituali la gioia è considerata come segno di semplicità (nel senso di unicità), pienezza, amore e saggezza d’animo.

Coltivare la gioia nel lasciare andare

Ogni volta che il sole tramonta ci ricorda il valore del lasciar andare e il senso di libertà e beneficio che questo ci porta; e ogni volta che sorge ci ricorda la possibilità di ricominciare sempre e di poterci riconciliare con noi stessi accogliendo il nuovo che ci si presenta istante dopo istante.

Questo accogliere il nuovo non significa certamente negare le esperienze precedenti, vuol dire solo non portarcele dietro come sacchi pesanti carichi di nostalgia e rimpianto, oppure di risentimento e recriminazione, o senso di colpa.

Piuttosto invece accogliere con un sorriso e condurre il nuovo essere scaturito da quelle esperienze ad aderire nella sua totalità al presente. Significa cioè portarci sempre con noi, tutti interi, con amore, ovunque siamo.

E questo è fonte di gioia immensa.

Partecipare alla gioia dell’altro

Un’altra possibilità (gratuita e inesauribile) di coltivare la gioia è quella naturale predisposizione che la nostra mente ha di vibrare all’unisono in presenza della gioia altrui. Così come possiamo provare dolore davanti al dolore di qualcun altro (che a volta sembra più facile!).

Una buona pratica, per coltivare questa inclinazione, può essere quella di portare l’attenzione – quando ce ne ricordiamo, senza avversione e giudizio – a quei moti di invidia e gelosia che, sorgendo quando vediamo qualcuno più fortunato di noi, ci impediscono di accedere a quel serbatoio di gioia che si sprigionerebbe naturalmente nella nostra mente di fronte alla sua gioia.

Accorgerci di quanto queste emozioni offuscando la mente ci tolgano felicità, ci potrà forse aiutare prima a non identificarci con esse e a non ingigantirle nutrendoci dei loro pensieri e poi a lasciarle andare.

La Gratitudine

Un’altra delle fonti più grandi di coltivare la gioia è essere grati per tutte le cose preziose che ci circondano alle quali, dandole per scontate, non diamo importanza.

Il maestro di meditazione Frank Ostaseski in un suo ritiro ha raccontato questo aneddoto:

“Una mia amica dottoressa, molti anni fa, partecipò con altri medici ad una trasmissione televisiva col famoso studioso di mitologia Joseph Campbell.

Questi proiettava sul muro diapositive, che mostravano vari simboli caratteristici di religioni differenti, e una delle immagini che proiettò era La danza cosmica di Shiva.

Egli danza su un piede solo sulla cima del mondo, circondato dalle fiamme della creatività, e, al di sotto, c’è un omino piegato a guardare una foglia.

Quei medici, abituati per la loro professione ad una grande attenzione, si accorsero immediatamente del particolare dell’omino che guarda la foglia, e vollero sapere che significato avesse.

Campbell, sorridendo, disse: “quell’uomo è tanto preso dalle piccole cose della sua vita che non si accorge che sopra di lui c’è un dio creatore che danza!”

Aprire gli occhi e tutti i nostri sensi

Probabilmente ciascuno di noi può riconoscersi in quell’omino.

Ci accorgiamo forse quale meraviglia sia il sorgere del sole ogni mattina?

della quantità di specie animali (compresi noi) ognuno con le proprie caratteristiche, attitudini, sensibilità, con un proprio preciso posto in questo mondo;

di quanto sia perfetto il meccanismo del nostro respiro che in una frazione di secondo porta ossigeno ad ogni (dico ogni) cellula del nostro corpo e la ripulisce dalle scorie?

No

Più che altro ci annoiamo e andiamo in cerca di novità, di sensazioni forti che “diano sapore alla vita” e non ci accorgiamo come nell’aneddoto che ogni istante il mondo si crea sotto i nostri stessi occhi, esattamente qui, esattamente ora.

Il momento presente

Coltivare curiosità, disponibilità a lasciare andare ciò che sappiamo; aprirci al conoscere nuovamente, e ancora lasciar andare e riaprirci a conoscere ancora una volta da capo; diventare consapevoli che ogni volta entriamo in contatto con qualcosa di appena sorto, un mondo che nasce, e che la sua preziosità, la sua bellezza è proprio in questo suo essere e non essere come l’acqua di un fiume che scorre.

Ed allora sorge spontanea la gratitudine, poiché ogni cosa, non data più per scontata appare una grazia, un dono che la vita ci offre.

E così la vita la riconosciamo come amore e nella gratitudine ci scopriamo amore noi stessi e realizziamo che la vita e noi, questo essere e non essere, siamo la stessa cosa, e questo è coltivare gioia.

Siediti ovunque tu sia


Vorrei regalarvi questa poesia di John Welwood. Quando l’ho letta la prima volta (e ogni volta che la rileggo) mi ha riempita di gioia e commozione.

Siediti Ovunque tu sia
E ascolta il vento che canta nelle tue vene.
Senti l’amore, l’anelito, la paura nelle tue ossa.
Apri il tuo cuore a chi tu sei, proprio adesso,
Non a chi ti piacerebbe essere,
Non al santo a cui ambisci diventare,
Ma all’essere che è proprio qui davanti a te,
dentro di te, attorno a te.
Tutto ciò che sei è benedetto.
Tu sei già di più e di meno
Di qualsiasi cosa tu possa sapere.
Espira,
Tocca,
Lascia andare.

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.