E’ mia intenzione offrirvi alcuni spunti di pratica di mindfulness per poter mantenere con costanza e con continuità la bella abitudine di sedere in meditazione per qualche minuto al giorno a contemplare il respiro della vita.
I tre fattori della mindfulness
Ogni momento di pratica di mindfuless si compone di tre fattori. Sono tre fattori interconnessi l’uno con l’altro. Coltivando uno di questi fattori, lavorando su uno di questi fattori noi contemporaneamente lavoriamo e coltiviamo anche gli altri due.
Sono tre aspetti di un’unica pratica: la pratica di consapevolezza.
Uno di questi fattori è l’attenzione. Un altro fattore è “come” portiamo questa attenzione. Dunque le qualità mentali con cui incontriamo l’oggetto della nostra attenzione. Senza giudizio, senza interesse appropriativo, con rispetto, con accettazione, permettendo all’oggetto di essere così com’è.
Su questi due fattori mi soffermerò altrove, qui vorrei in particolare soffermarmi sul terzo fattore: l’intenzione.
Intenzione
Spesso nella nostra vita ci muoviamo, parliamo, compiamo scelte in modo automatico, istintivo. Cioè spesso non siamo consapevoli dell’intenzione dietro il nostro agire quotidiano.
Allora un buon modo di praticare, sia nella pratica formale che nella pratica informale, è quello di cominciare a portare la nostra attenzione all’intenzione che muove ogni nostro impulso, ogni nostro gesto.
Avere chiara l’intenzione che ci muove è talmente importante che mi piace sottolinearlo con un piccolo verso del Dhammapada.
Il Dhammapada è una raccolta di versi ispirati che appartengono al Canone Pali del buddismo antico.
E questo verso dice: “un solo giorno vissuto con chiara intenzione e saggezza ha più valore di cento anni privi di disciplina e di manifesta saggezza”.
Certo non è facile avere una “chiara l’intenzione” che guidi la nostra vita. Come facciamo a rendere chiara e luminosa questa intenzione, spesso così nebulosa, confusa, automatica?
Ci viene in aiuto un altro verso del Dhammapada su cui possiamo riflettere.
Il verso dice:
“non lasciarti fermare dall’inerzia, non lasciarti travolgere dal desiderio, ma porta la tua energia alla meditazione e conosci la vera felicità”.
E aggiunge
“Una volta che è squarciato il velo dell’inconsapevolezza, dall’alto della torre della saggezza, il saggio può contemplare la sofferenza umana”.
Essere disidentificati
Una volta che siamo meno identificati con l’attaccamento, l’avversione o l’indifferenza, liberi dal torpore e dall’eccitazione, una volta che siamo svegli nell’osservare momento per momento tutto ciò che si muove nel nostro cuore e nella nostra mente da una posizione un po’ più disidentificata, – in alto come ci dice il Dhammapada – possiamo osservare e lasciare andare tutti quei fattori di sofferenza, di difficoltà, di dubbio, di inconsapevolezza che ci portano verso il malessere piuttosto che verso l’armonia e la quiete del momento presente.
Allora se l’attenzione all’ l’intenzione è così importante nella nostra vita di tutti i giorni tanto più lo è nel momento in cui ci sediamo per meditare.
L’invito che do a ciascuno di voi è che nel momento in cui siete sul cuscino di meditazione portiate l’attenzione all’intenzione che alberga nel vostro cuore e e nella vostra mente.
Questa intenzione naturalmente cambierà momento per momento, possiamo dunque fare attenzione proprio a questo continuo cambiamento. Possiamo formulare consapevolmente l’intenzione di essere fermi, attenti e presenti all’incessante cambiamento dei pensieri, delle sensazione e delle emozioni.
Osservando il respiro notiamo inoltre anche l’incessante movimento del processo del respiro.
Notiamo come l’inspirazione da piacevole lentamente diventa per noi spiacevole, tanto da portarci a lasciar andare quell’aria prima cosi cercata, e come questo atto ci porta una piacevole sensazione di liberazione, che ben presto però si trasforma in quella fame di aria che ci costringe ad inspirare nuovamente.
Guai così non fosse, guai se al giorno non si alternasse la notte, all’inverno l’estate, al freddo il caldo, alla nascita la morte.
Dall’alto della torre della saggezza, possiamo così contemplare come pieno e vuoto, prendere e lasciare, piacevole e spiacevole si alternano in continuazione in quella meravigliosa danza che chiamiamo vita.
Tutto cambia, tutto scorre e questo è fonte di vera felicità.