L’ essere nel qui e ora e l’aspettativa

aspettativa, mindfulness, qui e ora

La domanda

Spesso la domanda che mi viene fatta dai miei allievi è: ma quale è il rapporto tra l’essere nel qui e ora e l’aspettativa di migliorare, di essere felice, di diventare più saggio…

Ci vuole una vita intera per comprendere ciò che significa equanimità (perché senza saperlo è questo che mi stanno chiedendo)  e forse, se fosse possibile, 100 vite.

Comprendere significa infatti, prendere con noi nella umile e amorevole accoglienza ciò che siamo in ogni istante della nostra vita.

In genere rispondo consigliando semplicemente di osservare, durante la pratica, i pensieri-aspettativa che scorrono, le emozioni che li sostengono, o che ne derivano, le sensazioni nel corpo che il pensiero aspettativa produce.

Il qui e ora

Mi siedo per fare la pratica portando l’attenzione al respiro. Noto che la mia aspettativa è questa volta di riuscire a stare con l’attenzione sul respiro. Dopo poco, mi accorgo che il respiro non so neanche se c’è, ma sto animatamente discutendo con un mio amico con cui ho litigato poco prima. Noto la rabbia verso di lui. Noto poi pensieri di rabbia nei miei confronti per aver perso il respiro, ecc. ecc.

Ebbene essere nel qui ed ora è proprio questo. L’unico momento in cui  il nostro “praticante tipo” non era nel qui ed ora, ma neanche vi era una aspettativa, è stato quando l’attenzione si è spostata dal respiro al pensiero immagine che stava scorrendo in modo automatico nella mente, della lite con l’amico.

Quando si è accorto di quanto successo era nuovamente nel qui ed ora.

La pratica consiste nel portare l’attenzione sollecita, curiosa e accogliente su ciò che sorge momento dopo momento, vederlo sorgere e lasciarlo andare. Che  sia un dolore fisico, un desiderio, un pensiero, un moto di rabbia, una esplosione di gioia, un sentimento di amore, un crampo ad un piede o le eventuali aspettative.

Perdersi

Altro è  indulgere, cadere, restare ammaliati, perdere noi stessi e diventare via via emozione, pensiero, sensazione, trasformandoci ora in uno, ora nell’altro. Perché essere nel qui ed ora significa non solo esserci (d’altronde questo è un dato di fatto, non potremmo non esserci), ma sapere di esserci.

Non significa solo esistere, ma essere consapevoli che sto esistendo proprio ora, proprio qui. E che tra un attimo potrei anche non esserci più.  E anche questo è consapevolezza.

Non c’è contraddizione

Nella vita è essenziale avere dei programmi, dei desideri. Inoltre tutti noi abbiamo dei doveri rispetto ai nostri cari, alla comunità, a noi stessi.

Il perno di tutto è la consapevolezza, Sati in lingua Pali, cioè la piena presenza mentale a ciò che c’è momento per momento, il ricordarmi che sono qui nell’unica realtà che c’è.

Perché è proprio questa consapevolezza, momento dopo momento, che mi permette di accogliere, buono o non buono, ciò che è venuto ad essere e  non posso cambiare. Mi aiuta a vedere, nell’unico momento in cui posso scegliere, ciò che fa bene a me e agli altri, e mi sostiene nel perseguirlo. Mi aiuta a non vivere di speranze in un futuro che non c’è ancora, ma a farmi guidare momento per momento nelle miei azioni da intenzioni consapevolmente scelte.

Non c’è dunque nessuna contraddizione tra il vivere pienamente il momento presente e l’aspettativa, tra l’accettarci così come siamo e il desiderio di migliorarci. Questo se intendiamo l’aspettativa non come una passiva speranza che accada qualcosa di bello, ma come un seme che possiamo piantare e innaffiare momento dopo momento, con la nostra cura, pazienza, e il nostro amore  fino a che non diventa un forte albero.

 

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.