La dimora della saggezza di Raimond Panikkar

Raimon-Panikkar saggezza

Qualche spunto tratto dal libro “la dimora della saggezza” di Raimon Panikkar la cui lettura consiglio vivamente.

Ci invita infatti a scoprire cosa è la saggezza, quella a cui l’essere umano aspira e come prepararsi ad accoglierla nel nostro cammino di vita. (in corsivo parti del libro)

Non si può vivere senza saggezza.

“Questa potrebbe essere una descrizione semplice di quell’esperienza umana primordiale della quale parlano gli uomini in quasi tutte le culture. La saggezza è un savoir vivre in cui savoir non è un sapere sulla vita, ma semplicemente esperienza della vita.

Non si può vivere senza saggezza. I saggi reggono il mondo, dicono quasi tutte le religioni. La modernità però stenta a crederlo e per questo è ossessionata dal bisogno di sicurezza. Argomento di questo libro non è però la critica alla modernità, bensì un invito alla saggezza.

Nemmeno vi troveremo consigli per trasformarci in saggi; solo un invito ad accettare la sfida di gioire del senso profondo della vita, ed è questo ciò che tutte le tradizioni hanno inteso per saggezza. Vivere un’esperienza nella quale non vi è scissione tra conoscenza e amore, anima e corpo, spirito e materia, tempo ed eternità, divino e umano, maschile e femminile…: vivere l’ armonia di tutte le polarità dell’esistenza.

È un invito personale che molto spesso non osiamo accettare. La fede non è una dottrina, ma l’apertura a questo rischio.”

La saggezza della vita

“Questo libro di Panikkar vuole parlare della saggezza della vita. Per moltissime religioni la saggezza è intesa come “sede della libertà”. La saggezza rende felici, dà gioia: è il luogo dove l’uomo si sente a casa, dove può essere se stesso e pertanto felice. Il criterio della saggezza, il suo frutto immediato, è la gioia: ananda, charis,beatitudo, beatitudine.

Siamo responsabili di questa felicità. Il bodhisattva è felice nonostante abbia rinunciato al Nirvana. Un’esperienza simile è probabilmente inspiegabile con la sola ragione. Esiste la sofferenza nel mondo, è una sofferenza che concerne anche me, è anche la mia sofferenza, eppure non sono soffocato dalla tristezza. Non si può spiegare razionalmente come sia possibile provare al contempo gioia e sofferenza.

Perché siamo responsabili della nostra felicità? Un’antropologia metafisica risponderebbe semplicemente: il fine della natura umana, anzi di ogni natura, è la beatitudine. Se non la raggiungiamo, significa che non stiamo camminando nella direzione giusta.”

“Preparare una dimora alla saggezza è un invito a costruire nel cuore dell’uomo un’abitazione gioiosa. Vorrei contribuire con alcune variazioni sulla saggezza a realizzare l’incarnazione di queste parole dentro di noi e quindi alla pratica di una vera spiritualità. In questa semplice frase sono contenute tre intuizioni fondamentali dell’esistenza umana.”

Prima intuizione

La prima intuizione Panikkar ci dice essere quella “che la saggezza corrisponde a una certa esperienza integrale che dà forma alla nostra vita”. Ci ricorda come Bonaventura deducesse “sapienza” da “sapor” e “sapere”, indicando così un aspetto affettivo, sensuale che riguarda il sapore, e uno intellettuale, conoscitivo e scientifico, della saggezza. Essa è nello stesso tempo fare e sapere, prassi e teoria.

Seconda intuizione

La seconda intuizione ci mostra “che la saggezza come atteggiamento di fondo dipende dalla nostra stessa trasparenza, dall’autenticità della nostra vita. Saggezza è l’armonia personale con la realtà, l’unione con l’Essere, il Tao, il Cielo, Dio, il Nulla .. “

“La semplicità della saggezza” – scrive –  “ non significa semplificazione artificiale della vita (riduzionismo), ma la scoperta che sono al centro della realtà intera, che posso avvicinarmi ad essa, che posso conoscerla, se solo non dimentico me stesso, non oggettivizzo la realtà e mi considero come un soggetto separato. Questa esperienza integrale ha luogo solo dove teoria e prassi si incontrano, dove il bisogno di conoscere non è indipendente dalla mia esistenza, dove il mio cuore rimane puro. Molte tradizioni dicono che la conoscenza del bene e del male è il primo peccato originale dell’umanità. Peccato significa in questo caso separazione e distacco dalla interindipendenza di tutto ciò che è – e dico Inter-in-dipendenza perché ogni essere ha il suo grado di libertà”.

Terza intuizione

La terza intuizione ci porta ad “una saggezza che non si raggiunge con il  sapere molto, ma con il non-sapere”.

“Ovunque”, Panikkar ci dice, “esiste la nostalgia umana per la saggezza; questo sembra essere l’anelito più specifico dell’uomo. La pianta ama la luce, il mondo animale vuol essere felice, anche l’uomo desidera esserlo, ma in maniera ancora più intensa e profonda. E’ uomo perché capace di saggezza e la desidera. Il terzo occhio, la salvezza, l’illuminazione, il sartori, la resurrezione, sono tutti simboli della saggezza. Possiamo dire davvero che la saggezza è in questo senso un invariante umano. Questa saggezza non la si raggiunge con il sapere molto, ma con il  non sapere. Bisogna passare attraverso l’intelletto senza negarlo, ma trascendendolo”.

Raimon Panikkar, “La dimora della saggezza”, oscar mondadori

Brevissima biografia da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Panikkar, nome completo Raimon Panikkar Alemany (Barcellona2 novembre 1918 – Tavertet26 agosto 2010), è stato un filosofoteologopresbitero e scrittore spagnolo, di cultura indiana e catalana, è stato una guida spirituale del XX secolo e innovatore del pensiero, teorizzatore e testimone del dialogo interculturale e dell’incontro tra le religioni. Sacerdote cattolico, autore di più di sessanta libri e di diverse centinaia di articoli su religioni comparate e dialogo interreligioso. Docente, maestro e mistico.
Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.