Pratica di consapevolezza e azione appropriata

Minfulness, consapevolezza, accettazione, azione appropriata

Pensiero e azione

Che la modalità di pensiero della nostra mente si traduca poi in azioni appropriate o non appropriate, cioè che producono felicità o sofferenza, è qualcosa che la pratica di Mindfulness può aiutarci a vedere in modo inequivocabile.

Nel silenzio della pratica, aprendoci alla consapevolezza del processo del pensiero, ci accorgiamo come tutta una serie di pensieri automatici, generalmente ignorati dalla nostra coscienza, determinano il modo in cui percepiamo noi stessi e ci muoviamo nel mondo.

Determinano cioè il nostro comportamento verso gli altri, verso noi stessi, verso la comunità di cui facciamo parte e l’intero pianeta che abitiamo.  E ci accorgiamo spesso con dolore come questo sia un comportamento non scelto, e in quanto tale non etico. Siamo inconsapevoli del “senso” delle nostre azioni.

L’azione appropriata è  infatti possibile solo nella consapevolezza del momento presente.  E’ il corpo-mente  infatti che agisce, qui ed ora, e ogni azione (che sia un movimento nello spazio, o un guardare, udire, odorare, toccare, gustare, parlare) pone un nuovo seme.

Mente e corpo uniti nell’adesso sono l’unica dimensione che esista veramente. Coltivare l’attenzione al respiro ci aiuta in questo poiché  in ogni respiro consapevole nasciamo nuovamente al momento presente, e ancora e ancora respiro dopo respiro.

Stagnazione e creatività

Ogni volta che sorgono pensieri di dubbio, a cui rispondiamo con altri pensieri, ogni volta che siamo nei “se” e nei “ma”, che ci attorcigliamo intorno ai “però”, che sballottiamo la nostra mente tra “è possibile o non è possibile”, “è giusto o ingiusto”, “è buono o cattivo”, “posso o non posso”, stiamo giocando una autistica partita a ping pong tra la mente e la mente.

Siamo nella dimensione dell’immobilità, della ripetizione, della stagnazione, del non essere.

Poi esiste la dimensione della creatività.  Un immettere qualcosa di nuovo  nel momento presente: l’esserci in consapevolezza. Quel nuovo che non è ciò che ero o ciò che sarò. E’ ciò che sono ora.  Mente e corpo nella creatività dell’adesso. Nel depositare consapevolmente qualcosa, pensiero o azione, si fa realtà.

L’azione perfetta è proprio quella che scaturisce dall’esperienza dell’unione corpo-mente-momento presente, e nello stesso tempo che si apre alla stessa unione corpo-mente-momento presente.

La pratica di mindfulness come azione

Allo stesso tempo ci rendiamo conto di quanto la pratica non sia solo un passivo sperimentare ed accogliere ciò che sorge in virtù del fatto che sorge, ma è azione. Azione intenzionale, equanime, sapiente. Azione appropriata che in un circolo virtuoso produce altre azioni appropriate. 

L’agire diventa semplicemente l’adesione, e quindi creazione consapevole, del flusso ininterrotto della vita nel suo mistero, di essere e non essere, di farsi e disfarsi, di nascere e morire, di semplicità e complessità, di unità e molteplicità nello stesso momento.

Infatti dall’incontro consapevole mente e corpo nel momento presente non può che esplicitarsi l’azione implicita in quella unione e in quel momento. Solo quella e nessun altra. L‘azione necessaria come direbbe James Hillmann (Il codice dell’Anima, Adelphi).

Essere attenti e disponibili, permettendo a ciò che sorge momento per momento di essere così come è, semplicemente divenendone sapienti, poiché “incarnati” in esso,  ci permette di porre basi per la perfezione del momento successivo. 

Il momento successivo è così frutto del modo con cui entriamo in relazione con il momento presente. Così come in una collana di perle preziose è la stabilità e la completezza del nodo che ferma una perla a costituire la base per il sostegno della perla successiva.

L’azione etica o necessaria

Nelle tradizioni spirituali sono tanti i richiami in relazione ad una azione etica, nel senso di coincidenza tra sapienza e fare, e a questa spassionata attenzione discriminante riguardo i pensieri.

Nel Vangelo di Matteo si parla di gramigna che qualcuno semina nel campo buono approfittando del sonno dei contadini, e che non va strappata se non nella sua piena manifestazione per poterla distinguere bene dall’erba buona. (Vangelo Mt 13, 24-43)

Il Buddha nel suo “Discorso sui due generi di pensiero” ci descrive la sua pratica sui pensieri così: «Quando un pensiero di malevolenza sorgeva in me che dimoravo nella pratica diligente ardente e risoluto così ragionavo: “questo pensiero di malevolenza é sorto in me. Esso conduce alla mia afflizione, all’afflizione di altri, all’afflizione mia e di altri…” Allorché consideravo: questo pensiero conduce la mia propria afflizione esso si pacificava in me… ».

Esso si pacificava.

Ecco l’azione trasformante della consapevolezza.  Presenza mentale, attenzione, pazienza, accoglienza, discriminazione.

Il farsi unità, semplicità, continuità, necessità.

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.