Semplicemente perché vi prestiamo attenzione

 

La pratica meditativa buddista

Le pratiche di mindfulness affondano le loro radici nella tradizione buddista.

Sappiamo però che tutte le tradizioni spirituali hanno individuato nella  attenzione consapevole la chiave di punta per la saggezza.

Saggezza che, come ci dice Raimond Panikkar, non è sapere sulla vita, ma semplicemente esperienza della vita.

E’ cioè nello stesso tempo fare e sapere, prassi e teoria.

La tradizione meditativa cristiana

Così attingo per offrire “spunti di mindfulness” dalla tradizione meditativa cristiana, e precisamente dal libro “La via della non-conoscenza” di John Main.

John Main (1926 – 1982), Monaco Benedettino, ha fondato il Priorato Benedettino di Montreal e ha dato vita a una comunità spirituale diffusa in tutto il mondo. Ha diffuso in tutto il mondo la pratica quotidiana della meditazione cristiana.

Questo libro è un piccola miniera di sapienti spunti di pratica, riflessione, un continuo e gioioso invito a rivolgerci all’essenziale.

Leggiamo qualche frase:

gli scogli da superare

<<Uno degli scogli da superare quando impariamo a meditare è quello rappresentato dalla difficoltà che abbiamo a renderci conto che il pensiero non è l’attività più elevata e fondamentale dell’uomo. Suona quasi scandaloso a coloro che per la prima volta sentono parlare di meditazione. … Eppure è così. Dobbiamo capire che ciascuno di noi può contare su un potenziale di gran lunga superiore rispetto al semplice pensiero.

Non solo il semplice pensiero

<<Pensare è come lanciare un segnale alla realtà, farlo rimbalzare indietro per poi interpretare il segnale di ritorno. La meditazione, invece, è il percorso che ci porta ad essere un tutt’uno con la realtà. Senza mediazione alcuna, senza che la realtà rimandi alcun segnale che vada poi interpretato. Nella meditazione siamo un tutt’uno con la realtà>>.

<<Può darsi che la cosa susciti qualche interesse, ma rimarrà un mero concetto interessante finché non ci si aprirà alla realtà che esso implica; se non ci si renderà piano piano conto delle proprie potenzialità di ‘essere’ e non solo di pensare, di raccogliere ed analizzare informazioni>>.

In perfetta comunione con il tutto

La meditazione è ciò che ci porta ad essere in perfetta unione con il tutto. Se riuscissimo a renderci conto della nostra capacità di unità che ci fa essere tutt’uno con il creato, con la natura, con il nostro prossimo, sperimenteremmo una estensione delle nostre potenzialità, perché sapremo per certo che non siamo creati per essere isolati. Il peggiore tra i flagelli che affliggono l’umanità è quello della solitudine. Il flagello della alienazione – ovvero l’incapacità di rapportarsi al prossimo, di farci comprendere dagli altri o a nostra volta di comprendere loro – è tragedia immensa, forse l’estrema tragedia.

Ne consegue che ciò per cui siamo stati creati – ciascuno di noi – è essere un tutt’uno con noi stessi, presupposto fondamentale per una totale unione con gli altri. E se è tragico che siamo incapaci di comprendere il nostro prossimo ed il nostro prossimo è incapace di comprendere noi, è ancora più tragico che siamo incapaci di comprendere noi stessi.

Ecco gli ostacoli che dobbiamo individuare in noi stessi ed intorno a noi. La meditazione ci consente di abbattere tali ostacoli. È il modo in cui si può smontare ogni difficoltà, ogni ignoranza, totalmente, fino in fondo. Non attraverso un processo, un’analisi, bensì accedendo ad una dimensione di totale semplicità, disvelando la semplicità del nostro essere>>.

<<la meditazione concettualmente semplicissima, non ha nulla di complicato in sé, nulla di esoterico.  E’ il concetto più semplice che si possa immaginare, e la sua bellezza risiede nel fatto che ci porta a fare esperienza di semplicità. La meditazione consiste essenzialmente nel situarsi al centro di sé in uno stato di assoluta calma e silenzio. Calma e silenzio: l’unica difficoltà può essere data dal fatto che viviamo in un mondo di attività quasi frenetica, e quindi le dimensioni del silenzio, della calma, della compenetrazione sono perlopiù estranee alla maggior parte di noi. In natura, però, ogni forma di crescita parte da un nucleo centrale per espandersi all’esterno. Il centro è il nostro punto di partenza, ed è proprio con il nostro centro che a che fare la meditazione: stabilisce infatti il contatto con il centro originale del nostro essere>>.

Un percorso di attenzione

<<Consentitemi, ora, di ricordarvi cosa comporta tutto ciò. E, questo, un percorso di attenzione. Nella meditazione dobbiamo andare oltre ogni pensiero, ogni desiderio, ogni immaginazione; ed è proprio in quell’ oltre che cominciamo a percepire di essere qui ed ora in Dio, in cui “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At,17,28)>>

<<Le grandi difficoltà della vita sorgono dalla nostra incapacità di comunicare (persino con noi stessi!) e la meditazione è il mezzo che ci porta alla piena comunione, che è unità d’essere. Attraverso la meditazione, siamo pienamente noi stessi, indipendentemente da chi siamo.  Ecco perché la meditazione  è scuola di comunanza: perché scoprendo la nostra personale unità, il nostro essere, le nostre potenzialità, ci rendiamo conto che l’essere, le potenzialità sono patrimonio anche di altri, e che il loro ineguagliabile valore è ciò che ci spinge al servizio

<<Fine ultimo della meditazione è la comunione. Non soltanto scopriamo la nostra personale unità, scopriamo anche la nostra unità con il Tutto con tutti. E’, questo, un percorso di semplicità via via acquisita attraverso la pratica del silenzio. Nel profondo silenzio che ciascuno di noi deve scoprire nel proprio cuore, si disvela il mistero e ci si rivela semplicemente perché vi prestiamo attenzione>>.

“La via della non-conoscenza” di John Main, edizioni Appunti di Viaggio

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Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.