Creatività e disturbo ossessivo compulsivo
Leggo spulciando il web che Pitagora, pur essendo vegetariano, provava talmente ribrezzo per i legumi che vietava anche ai suoi studenti non solo di mangiarli, ma anche solo di toccarli. Si racconta che morì, inseguito dalle truppe di Cilone di Crotone, per l’impossibilità di scappare dovendo attraversare un campo di fave. Igor Stravinsky si metteva in verticale a testa in giù per un quarto d’ora con lo scopo di liberare il cervello e mangiava per scaramanzia un uovo sodo prima di ogni concerto. Charles Dickens, non riusciva ad esprimere appieno la sua creatività se nello studio in cui si ritirava a scrivere non era presente una serie ben precisa di oggetti di vario genere. Ludwig Van Beethoven aveva l’abitudine di immaginare le sue composizioni mentre completamente nudo vagava per la stanza in cui si trovava, rovesciandosi talvolta in testa una tinozza piena d’acqua senza battere ciglio.
Pare dunque che una mente creativa, a volte geniale, spesso sia accompagnata da un disturbo ossessivo compulsivo. Infatti molte figure di spicco nel mondo del cinema, del teatro, scrittori, statisti ne hanno sofferto e ne soffrono.
Ne saranno alleviate le 800.000 persone che solo in Italia hanno avuto diagnosi di questo spesso invalidante disturbo. Ma sono sicuramente di più poiché molti ne sono affetti ma non lo sanno. Altri per pudore e paura del giudizio altrui non lo ammettono a se stessi. Negli USA soffrono di questo disturbo cinque milioni di persone. Ma di cosa si tratta nello specifico?
Disturbo Ossessivo-Compulsivo. La definizione del DSM 5 in Action (fonte APA)
Il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) e i disturbi correlati sono caratterizzati da ricorrenti «ossessioni o compulsioni che fanno consumare tempo (per esempio, più di un’ora al giorno) o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento» (APA, 2013, p. 235; trad. it. p. 274). La compromissione funzionale si manifesta nella normale routine dell’individuo ed è significativa in ambito professionale, scolastico, nelle attività sociali o nei rapporti interpersonali (APA, 2000).
Le ossessioni
Le ossessioni possono essere definite come pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti. Questi fattori sfuggono al controllo dell’individuo e sono percepiti come inappropriati e provocano ansia. Alcune delle ossessioni più comuni riguardano il timore associato alla contaminazione, la paura di subire lesioni o procurarne agli altri, immagini disturbanti con contenuto sessuale o associato ad aggressività, sospettosità e altri impulsi inaccettabili.
Le compulsioni
Le compulsioni sono definite come «comportamenti ripetitivi (per esempio, lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per esempio, pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente» (APA, 2013, p. 235; trad. it. p. 273).
Le compulsioni più comuni riguardano la pulizia (o l’evitamento di oggetti contaminati), il controllo, il contare, le ripetizioni, l’accumulo e il mettere le cose in ordine. L’obiettivo di tali compulsioni è alleviare il disagio innescato dalle ossessioni. Pertanto, c’è una relazione tra i comportamenti compulsivi e le ossessioni che li provocano, sebbene l’attuazione di tali comportamenti non elimini i pensieri che li determinano. Le compulsioni devono risultare manifestazioni eccessive e la loro comparsa in assenza di ossessioni è rara.
Le probabili cause
È stato identificato un certo numero di cause sospette, tra le quali possiamo ricordare quelle genetiche, quelle biologiche e anche alcune associate a fattori ambientali. Per quanto riguarda le componenti biologiche si pensa che siano coinvolti squilibri che riguardano la serotonina, in qualità di neurotrasmettitore. Sono in corso ricerche per identificare quali geni siano coinvolti nell’OCD e si stanno studiando le caratteristiche e le tendenze associate alla familiarità dell’OCD e dei disturbi correlati.
Insorgenza
L’età media di insorgenza è intorno ai 14 anni ed è piuttosto raro un esordio successivo ai 35 anni. Sebbene sia più probabile che un esordio precoce si manifesti nei maschi durante la seconda infanzia, le donne hanno maggiori probabilità di manifestare sintomi associati alla pulizia. Negli adulti i disturbi associati (spesso indicati con l’espressione disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo) includono la depressione maggiore, i disturbi d’ansia, i disturbi alimentari e i disturbi di personalità. Nei bambini, l’OCD è spesso associato a disturbi dell’apprendimento e a disturbi da comportamento dirompente.
Come riconoscere il Disturbo Ossessivo Compulsivo?
È opportuno notare il manifestarsi di ossessioni e/o compulsioni per circa un’ora o più durante la giornata e che siano talmente invasive da compromettere le attività di base quotidiane come lo studio, il lavoro, la vita privata, ma anche l’igiene personale ecc.
I sintomi possibili:
- Ripetitività: quando il soggetto ripete in modo ossessivo alcune attività
- Sensazione che questa attività gli sia stata imposta
Come si manifestano?
Sicuramente in modo intrusivo. Infatti il soggetto avverte questi pensieri ossessivi come se arrivassero “dal nulla” nel suo normale flusso di pensiero. Si tratta anche di pensieri vissuti come fastidiosi. La persona che ne soffre li percepisce infatti come pensieri ripetitivi o spaventanti che interferiscono con una certa frequenza con la sua vita, quindi prova disagio.
Inoltre, si tratta quasi sempre di pensieri senza senso. Infatti il soggetto li percepisce come irrazionali e ingiustificati. Di solito la persona affetta da questa sindrome non sa dare una spiegazione logica e razionale circa il perché si comporta in un certo modo.
Alcuni esempi dei pensieri ossessivi di un soggetto affetto da Disturbo Ossessivo Compulsivo sono i seguenti:
“Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della discoteca”; “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”; “Se non controllo che tutti i file siano chiusi, qualcosa di brutto accadrà”;“ Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.
Perché i sintomi del DOC rappresentano un problema?
Fondamentalmente essere affetti da questo disturbo è un problema per il soggetto in quanto egli ha la mente costantemente affollata da un flusso di pensieri ossessivi e irrazionali. Ciò comporta un overthinking immotivato e frequente che genera stress, ansia, talvolta depressione.
In questa condizione il soggetto tenderà a sentirsi stanco a causa di un’attività mentale continuamente attiva e fissa su qualcosa di negativo. E questo perché i pensieri di una persona affetta da questa sindrome sono pensieri che riguardano il fatto di poter rischiare di sentirsi male o di farsi male. Avverte di essere in una condizione di pericolo e questo genera ansia e paura: uno stato di costante allerta che fa sì che si senta costantemente in tensione. Inoltre questo circolo vizioso che si scatena nella sua mente lo porta ad auto-incolparsi per ciò che potrebbe accadergli o che potrebbe succedere. Si tratta quindi di una continua proiezione mentale di eventi negativi che generano ansia.
Quanti tipi di Disturbo Ossessivo Compulsivo esistono?
Per quanto riguarda le tipologie di questa sindrome se ne identificano varie. Alcune sottocategorie sono:
Disturbo ossessivo compulsivo da controllo
Si tratta di quei pensieri che tornano ricorrentemente nella mente del soggetto affetto da questo disturbo e che riguardano nello specifico la convinzione di aver sbagliato qualcosa, di aver potuto fare danni o aver ferito qualcuno. Esempi di questo tipo di disturbo sono: aver chiuso il gas ad esempio, oppure aver contato bene i soldi o aver chiuso la porta di casa o l’automobile ecc.
Disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione
Questo aspetto del disturbo ossessivo compulsivo riguarda nello specifico il rischio di contagio da contatto e di conseguenza la compulsione verso la pulizia personale. Sembra essere il lato della sindrome maggiormente amplificato in questo periodo storico in quanto stiamo tutti vivendo una pandemia mondiale, soggetti affetti da DOC compresi. Questo comporta che il soggetto affetto da DOC sia ossessionato dalla pulizia del proprio corpo e degli oggetti con i quali entra in contatto.
Disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria
Quello dell’ordine e della simmetria è il disturbo che colpisce la maggior parte dei soggetti affetti da DOC e riguarda il fatto che il soggetto si senta a disagio nei confronti di oggetti non perfettamente allineati tra di essi. Che si tratti degli abiti nell’armadio, delle matite sulla scrivania, della disposizione dei piatti in cucina e così via.
Disturbo ossessivo compulsivo da superstizione eccesiva
Si tratta in questo caso di estrema superstizione. Ciò riguarda quei casi in cui il soggetto decide di eseguire un rituale tipico per ogni situazione che gli genera ansia e lo ripete finché secondo lui può evitare che la disgrazia abbia luogo. Tutto ciò, ovviamente, vive solo nella sua testa ed è ingiustificato da fatti esterni.
Disturbo ossessivo compulsivo e tabù
Questo aspetto riguarda il piano religioso, sociale o sessuale. Il soggetto in questo caso vive con la costante paura di poter diventare omossessuale oppure pedofilo; spesso a questi pensieri segue un ragionamento interiore durante il quale il soggetto prova a trovare una soluzione a quella ossessione del momento.
Conseguenze del disturbo ossessivo compulsivo
Tra le conseguenze più frequenti di tale sindrome, vi è quella di poter compromettere la carriera scolastica o lavorativa di una persona, ma anche la vita relazionale e/o amorosa.
Non solo, spesso anche la sfera familiare è compromessa in quanto la persona affetta da tale disturbo può riscontrare addirittura sintomi invalidanti tanto da compromettere lo svolgere della vita di tutti i giorni e di conseguenza coinvolgere in questa situazione anche i propri genitori o congiunti.
Guarire dal disturbo ossessivo compulsivo: il ruolo della psicoterapia
Guarire da questa sindrome è possibile affidandosi alla psicoterapia e ai farmaci di ultima generazione.
La terapia che sembra avere più risultati con questo tipo di disturbo è la terapia cognitivo comportamentale, accompagnata eventualmente in una fase iniziale da specifici farmaci, grazie ai quali spesso si riscontra un’efficacia nel breve e medio termine. Si può ritenere però che il disturbo non sia più tale solo quando chi ne soffre inizia a poter gestire in modo autonomo ed efficace i propri sintomi allo stadio iniziale. Questo per impedire una probabile recidiva del disturbo (se si interrompa la cura in modo prematuro) e permettere uno stabile cambiamento del comportamento. Ed è in questa fase che è di grande aiuto la pratica di mindfulness
Tutto ciò è possibile seguendo un percorso che è individuale e disegnato sul soggetto in quanto ognuno può essere vittima di una tipologia specifica di Disturbo Ossessivo Compulsivo. Modalità che va indagata alla radice per capirne la fonte e poi affrontata insieme al paziente per superarla in un lavoro costante.
Disturbo ossessivo compulsivo e pratica di mindfulness
Dobbiamo al prof. Fabrizio Didonna e alla sua esperienza di mindfulness e a quella clinica ventennale con pazienti che soffrivano di questo disturbo l’elaborazione di un programma, “Terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo-compulsivo” basato sulla mindfulness. Questo programma nasce integrando gli elementi della conoscenza clinica sul DOC con quelli che erano gli effetti, ampiamente dimostranti dalla ricerca, della pratica di mindfulness e della terapia cognitivo comportamentale.
Nel suo libro manuale “Mindfulness-Based Cognitive Therapy for OCD A Treatment Manual” descrive la struttura del programma MBCT for OCD. Il protocollo permette ai pazienti di usufruire di un trattamento che agisce in maniera più profonda su certi meccanismi e processi che avvengono in questa patologia.
In una intervista su youtube dice che “l’obiettivo di questo programma non è tanto quello di modificare e di ridurre i sintomi, ma che la riduzione dei sintomi avviene perché andiamo ad agire su quei processi e su quei meccanismi che portano come esito finale a quei sintomi”… “Per questo i miglioramenti che si sono visti non riguardano solo i sintomi ossessivi, ma riguardano l’intera persona … il miglioramento del livello di benessere della persona e della qualità della sua vita”.
La pratica di mindfulness in definitiva funziona perché non si preoccupa tanto di togliere i sintomi (che in quanto tali, per quanto contorto sia, vengono vissuti come protettivi dai pazienti) quanto di offrire al paziente un nuovo tipo di vita, di aprire nuovi percorsi mentali e comportamentali che rendano i pensieri ossessivi solo pensieri che possono essere lasciati andare. E non solo inutile, ma anche controproducente per la propria sicurezza e la propria crescita, il comportamento compulsivo.