La psicoterapia online per superare il trauma collettivo

Psicoterapia di gruppo on line

Gli ultimi mesi hanno lasciato parecchi strascichi nelle persone; da chi non vuol più andare in ufficio, a chi dorme male; da chi ha perso energia e entusiasmo a chi accusa ansia o attacchi di panico. Sono sintomi così diffusi da potersi definire i disagi di un trauma collettivo causato dai recenti avvenimenti, dall’emergenza sanitaria, dalle misure eccezionali intraprese che hanno coinvolto ogni fascia d’età.

La tanto desiderata fase 2 è arrivata e con essa anche una parvenza di ritorno alla vita normale.

Una vita che però tanto normale non è se paragonata alle abitudini pre-lockdown.  Inoltre poiché il nostro cervello ha bisogno di tempo per riadattarsi a nuovi condizioni, il cambiamento repentino ha spiazzato molte persone. In tanti si sono ritrovati a dover fare i conti con una realtà diversa, con nuove abitudini da accettare per la propria e l’altrui incolumità. In un mondo diverso, in cui la paura continua a serpeggiare, dietro le mascherine, sulla faccia di tutti.

La fine del lockdown sta generando problemi di vario genere negli esseri umani che hanno visto la loro vita cambiare da un giorno all’altro. Il lungo isolamento ha generato non poca ansia e paura nel ritorno alla vita quotidiana fatta di uscite per lavoro o anche per svago.  Il nome “sindrome della capanna”  (utilizzato dagli psicologi)  descrive  proprio i sentimenti che provano coloro che oggi stanno iniziando ad uscire dalla propria casa che in questi mesi ha rappresentato un porto sicuro e protetto dal virus.

Il lockdown ha lasciato i suoi segni non solo in termini di virus ancora in circolazione, ma anche dal punto di vista mentale. I disagi che molte persone lamentano sono tanti: lo stress, l’ansia, i disturbi del sonno, la mancanza di energia, ma anche i disturbi dell’alimentazione e la difficoltà nel relazionarsi agli altri.

Secondo un sondaggio dell’Istituto Piepoli commissionato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, circa il 60% degli italiani ad oggi soffre di stress a causa del ritorno alla (quasi) normalità e il 43% di essi lamenta di soffrirne a livelli alti.

L’ansia si è sempre più diffusa.

L’ansia è sicuramente il disturbo principale da capire e indagare per riuscire a superarlo al meglio. Riuscire a capire la differenza tra paura e ansia è un primo passo per relazionarsi a questo disturbo.

La paura sorge nel momento presente quando si è di fronte a un oggetto o a una situazione che si ritiene essere pericolosa. L’ansia invece è una sensazione di disagio che il corpo avverte in previsione di qualcosa che percepisce come pericolo. L’ansia, dunque, non si basa su un avvenimento presente, ma ha a che fare con il futuro e con la possibilità che questo evento nefasto possa accadere davvero.

Un soggetto che sperimenta uno stato d’ansia avvertirà un certo senso di disagio generalizzato, si sentirà irritato, sarà impaziente, avvertirà un certo timore e sarà a tratti terrorizzato e spaventato. Tra i sintomi più comuni legati all’ansia compaiono sicuramente: sensazione di nodo alla gola, senso di pressione sul torace, affanno, senso di soffocamento, battito cardiaco alterato, palpitazioni, perdita di appetito o repulsione per il cibo, nausea, a volte vomito o dolori addominali, stato costante di allarme e reazioni repentine, ma anche insonnia, agitazione e sudorazione diffusa.

I disturbi del sonno sono aumentati considerevolmente.

Oltre all’ansia anche i disturbi del sonno sembrano essere particolarmente avvertiti dalla maggior parte della popolazione. Durante la quarantena l’essere continuamente esposti a notizie spesso negative ha portato a un’alterazione del sonno, ma anche l’avere dei ritmi diversi e sballati ha fatto sì che molte persone avvertissero un senso di smarrimento e ritmi del sonno completamente modificati. Ritmi che durante la Fase 2 fanno fatica a tornare quelli di prima.

Lo stress accomuna sempre più persone.

Ansia, disturbi del sonno, ma anche stress, più in generale, è quello che molti hanno sperimentato durante la quarantena e stanno continuando a provare durante la Fase 2. In particolare la sensazione di stress è generata dalla paura del contagio che diventa paura di uscire di casa, di uscire fuori dal proprio nido sicuro.

Lo stress allora genera una sensazione di non equilibrio, di destabilizzazione che conduce l’individuo a diventare irritabile, irascibile e a vivere una vita poco sana e poco tranquilla. Lo stress che si avverte durante la Fase 2 è classificabile come “stress post-traumatico” che si manifesta perché l’uomo è immerso in una situazione che lo turba, una situazione nuova e di emergenza. In questo contesto nuovo la mente umana attiva dei processi adattivi al fine di superare al meglio la situazione negativa in cui si ritrova; nel migliore dei casi cerca di eliminare il problema, in altri cerca quantomeno di ridurlo o riuscire a tollerarlo.

Durante la Fase 2 gli individui sono chiamati a dover imparare a convivere con il virus e questo presuppone riuscire a trovare un certo equilibrio possibile solo con una certa capacità di adattamento. L’uomo è chiamato ad essere flessibile nei confronti di un simile problema ed è proprio questa flessibilità che spesso genera stress, ansia e malesseri di vario genere
proprio perché implica un considerevole dispendio di energie mentali e cambi di prospettiva.

L’astenia è diventata una condizione abituale per molti.

Tra gli altri disturbi avvertiti durante la Fase 2 figura anche la cosiddetta “astenia”, ossia quella fastidiosa sensazione di stanchezza generalizzata, di debolezza e mancanza di energie che impedisce all’individuo di svolgere anche i compiti più semplici della vita di tutti i giorni. Sentirsi privi di forza, infatti, riduce le capacità fisiche e mentali e rende sempre meno
produttivi.

Sicuramente essere reduci da una quarantena tra le mura domestiche contribuisce ad amplificare questo senso di spossatezza, complici anche i nuovi ritmi a cui ci si era abituati durante il lockdown. Il già citato sonno disturbato, ma anche i ritmi sballati e le abitudini alimentari modificate contribuiscono a loro volta a incrementare la sensazione di stanchezza
generalizzata, figlia appunto di una vita sregolata e dei residui di una situazione d’emergenza.

Disturbi alimentari in crescita.

In molti casi, subito dopo il periodo del lockdown e la ripresa delle attività in Fase 2, si è parlato di “riabilitazione nutrizionale” al fine di tornare a una vita (quasi) normale in forma, soprattutto per aiutare la mente. Si contano circa 70 milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca), rientrano in questa categoria: anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata e simili.

Durante la quarantena i disturbi del comportamento alimentare sono aumentati soprattutto fra i ragazzi in quanto il cibo è stato utilizzato come mezzo per sfogare ansia, paura e depressione. Da febbraio a maggio 2020 si registra infatti un aumento di casi di Dca del 30% in bambini e preadolescenti (fonte dati dell’Osservatorio epidemiologico del ministero della
Salute).

Difficoltà nelle relazioni.

Tra i sentimenti e le paure comuni da affrontare durante la Fase 2 vi sono inoltre le difficoltà nelle relazioni. Il periodo di lockdown che ha tenuto gli individui fisicamente separati per mesi ha sicuramente influito sulla percezione dell’altro da se.

Inoltre al momento della possibilità di uscire, sono state date norme che prevedono un distanziamento sociale e interpersonale. Norme che facilmente portano a percepire l’altro come un potenziale pericolo da cui difendersi. Questo inevitabilmente  implica difficoltà nel gestire se stessi in presenza dell’alterità.

Come può aiutarci la psicoterapia online di gruppo.

La ricaduta psicosociale di tale periodo è sicuramente un problema da non sottovalutare per la salute di tutti gli individui.
Lo stato di benessere psicologico può migliorare se aiutato da specialisti. Un esempio di aiuto concreto in casi come questi dove il problema, o i problemi, potrebbero essere comuni e dovuti alla stessa causa, è dato dalla psicoterapia di gruppo.

A differenza della psicoterapia individuale, dove il paziente incontra e si relaziona solo ed esclusivamente con il suo terapeuta, nella psicoterapia di gruppo i pazienti sono molteplici. Questi si incontrano all’interno di un gruppo di pari e a coordinarli c’è sempre almeno un terapeuta ( a volte anche più di uno). Questo tipo di psicoterapia si concentra su quelle che sono le interazioni interpersonali tra i pazienti coinvolti, dunque il focus di questo tipo di terapia è proprio il problema relazionale nello specifico, ma non solo.

Il ruolo del terapeuta

Di solito il terapeuta decide come formare il gruppo di lavoro in base ai partecipati. L’obiettivo è che nel gruppo ci siano individui capaci di avere un influsso positivo sugli altri membri.

Uno dei vantaggi principali della psicoterapia online di gruppo risiede nel fatto che gli argomenti di cui si parla sono decisi di volta in volta dai membri del gruppo. Ognuno è libero di condividere con gli altri fatti personali, paure e disturbi che lo tormentano in quel momento della sua via. Condividere pensieri, paure e sentimenti con gli altri suoi pari che spesso
possono capirlo può aiutare il singolo a beneficiare di una terapia di gruppo.

Il terapeuta ha quindi il ruolo di coordinare lo speech di ognuno. Tutti possono dare dei feedback, possono ritrovarsi nei pensieri altrui  o differenziarsi da essi. Come in una sorta di salotto comune. Riconoscersi nel problema dell’altro, aiuta i partecipanti a rendersi conto di non essere soli a dover affrontare esperienze, sentimenti, emozioni che possono apparire insormontabili.

E’ possibile sentirsi parte di un gruppo che condivide un disturbo comune e che insieme potrebbe trovare una soluzione. Parlarne con gli altri aiuterà  il singolo a vedere il problema da altri punti di vista. Gli permetterà inoltre a non focalizzarsi solo sulla sua visione delle cose e a smussare alcuni suoi comportamenti.

 

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Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.