Pandemia e crisi di coppia in aumento

pandemia e crisi di coppia. la psicoterapia può aiutare

Lo scenario attuale ha causato stress e disagi. In particolare possiamo parlare proprio di un fenomeno che potremmo definire pandemia e crisi di coppia in aumento. In molti casi portando ad un aumento di separazioni e divorzi. Un supporto psicoterapeutico può aiutare a gestire il conflitto in modo amorevole e a prendere decisioni consapevoli.

 

Prima della pandemia

“Vi unisco in matrimonio nel buono e nel cattivo tempo”. Tempi lontani durante i quali vi era forse molto più cattivo tempo rispetto al buono e il rimanere uniti era una garanzia di farcela veramente a sopravvivere. Carestie, guerre, malattie, catastrofi naturali erano (e in molti luoghi del mondo sono ancora) all’ordine del giorno.

Non in Occidente però. In pochi anni – in fondo la fine della seconda guerra mondiale, ultima nostra grande tragedia, non è così lontana – lo stile di vita  è cambiato. La sopravvivenza, in Occidente,  è data per scontata.

La meta dunque non è più sopravvivere, ma è vivere bene, e troppo spesso vivere bene ha significato “secondo i nostri desideri individuali” e non secondo i nostri bisogni in quanto esseri umani.

Lo sa molto bene chi si occupa di pubblicità di prodotti di consumo, che fa leva su questo bisogno di soddisfacimento narcisistico per vendere prodotti del tutto inutili, ma molto gratificanti. Spesso oggi le nostre nostre conversazioni sociali avvengono attraverso un computer o lo smartphone con interlocutori per lo più sconosciuti. Questo ci permette di comunicare mostrandoci di volta in volta  non come realmente siamo, ma come vorremmo essere o come pensiamo che all’altro piaccia noi fossimo.

Abbiamo la possibilità del monologo anche nelle relazioni interpersonali, come già avviene nella nostra mente.

Usciamo di casa la mattina, torniamo la sera. I figli a scuola. Ognuno il suo compito, i propri spazi, poche interazioni. Il video della televisione, del computer o dello smartphone protagonista.  (Incredibile per quelli della mia generazione vedere i “ragazzi del muretto” seduti uno accanto all’altro, intenti a interagire ognuno con il proprio telefonino. Con chi, mi chiedo, o con cosa?).

I rapporti di coppia  mai come oggi dunque sono dei rapporti  spesso fragili e instabili. E così in un periodo storico caratterizzato dalla velocità delle cose, dalla sostituzione semplice, dalla distanza che spesso si frappone tra gli individui, ci si ritrova a cambiare partner frequentemente in balìa degli eventi della vita di ognuno.

 

Gli effetti della pandemia nella vita di coppia

Da uno studio della BBC è emerso che tra i mesi di luglio e ottobre 2020 si è verificato un aumento del 122% delle richieste di divorzio rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Nello stesso tempo negli USA si è verificato un incremento del 34% delle vendite di un accordo di divorzio di base rispetto al periodo pre-pandemia, e anche in Cina e in Svezia si sono verificati fenomeni del genere. In Italia, secondo l’Associazione nazionale divorzisti, nel 2020 con il lockdown, c’è stato un aumento annuo delle separazioni del 60%. Cosa è successo?

La pandemia ci ha bloccato. Chiudendoci in casa ha fatto esplodere le difficoltà che molti di noi avevano nella relazione diretta con l’altro. A volte il fastidio, a volte l’insoddisfazione oppure il timore di esprimersi. L’incapacità di non sentirsi al centro.

L’ascolto aperto, interessato,  non invasivo, la parola gratuita, non richiedente,  gentile non fanno parte delle caratteristiche narcisistiche di questo XXI secolo.  Questo ha reso probabilmente a volte il confronto diretto, la necessità di uscire da se stessi per incontrare l’altro – e incontrarlo in particolare nella difficoltà, nella richiesta di aiuto, nella ristrettezza degli spazi di azione –  molto difficile e doloroso.

 

Perché le relazioni sono entrate in crisi proprio in questo periodo?

A causa del lockdown, che ha visto tutto il mondo chiuso in casa per qualche mese, molte persone hanno subìto un cambiamento radicale della loro routine e di conseguenza anche della loro relazione di coppia.

Piccoli, e a volte grandi, conflitti e insoddisfazioni  che spesso venivano ignorate perché non c’era tempo per affrontarle e bisognava correre al lavoro, oppure perché si era troppo stanchi dopo una giornata stressante per prenderle in considerazione, durante questo periodo di convivenza forzata sono tornate a galla e si sono fatte sentire più forti che mai. Creando conflitti e malumori uniti ad una disabitudine a comunicare i propri sentimenti.

Anche però il fatto stesso di ritrovarsi da soli e chiusi tra quattro mura può aver amplificato il confronto e portato a momenti di iper- riflessione continua che alla lunga logora. Come? Creando paradossalmente una mancanza di vera riflessione ed una carenza di prospettiva. Come in una stanza nella  quale non si apre mai la finestra diventa velocemente molto soffocante per mancanza di ricambio d’aria.  

Perché ciò che qualche mese prima la pandemia sembrava andar bene con il lockdown viene visto come qualcosa da cambiare?

Le risposte a questa domanda potrebbero essere varie e toccare vari argomenti. Il primo riguarda la condivisione di spazi ristretti per troppo tempo. Condividere gli spazi della casa, magari al quarto piano di un condominio, senza uno spazio verde esterno, senza poter uscire, certo non aiuta ad avere i nervi saldi.

A questa condizione si aggiunge anche l’aspetto lavorativo. Molti in questo periodo hanno perso o ridotto le loro ore di lavoro. L’incertezza per la vita, per la salute, per il lavoro ha creato un clima, anche considerate le riflessioni precedenti, di insicurezza generale. Non è raro vedere come in una simile situazione globale  le persone siano cadute in depressione con una perdita di prospettiva, di slancio nel futuro. Il presente diventa una stanza chiusa, con noi dentro, di cui si sono perse le chiavi.

Psicoterapia online a supporto di un partner o della coppia

Ma cosa fare in questi casi? Come comportarsi quando sembra che la relazione con il proprio partner sia sterile e crei malessere e sentimenti dolorosi. Un modo è consultare uno psicoterapeuta per farsi aiutare a comprendere ciò che sta accadendo e quale è il modo migliore per dialogare senza ferirsi. E questo è possibile farlo anche in un periodo dove è consigliabile non avere molti contatti di persona.

Se c’è una cosa che la pandemia ha insegnato al mondo è che la tecnologia può essere davvero un ottimo alleato nella vita. Ecco perché molte attività che prima della pandemia si svolgevano per tradizione solo in presenza, ora si svolgono per necessità anche online e con la stessa efficacia di prima. Una di questa è la psicoterapia individuale e di coppia.

Come funziona la psicoterapia on line? È molto semplice, basta dotarsi di un dispositivo connesso a una rete internet per poter entrare in contatto con il proprio terapeuta anche a distanza.

La psicoterapia on line fa parte del più ampio settore della telemedicina.  Per telemedicina s’intende l’incontro di tecniche mediche e informatiche con il fine di permettere la cura di un paziente a distanza o, più in generale, di fornire servizi sanitari online. Oggi si tratta di una pratica molto comune, favorita dalla diffusione quasi capillare della rete internet e dal proliferare dei dispositivi con cui diventiamo “connessi”.

La trasformazione digitale della società dunque favorisce i consulti online e oggi i vantaggi della psicoterapia online incontrano un pubblico sempre più ampio. Molti studi hanno provato che l’efficacia della psicoterapia on line è pari a quella dal vivo, e in alcune circostanze anche più comoda poiché permette di ottimizzare tempo, di non utilizzare mezzi di trasporto inquinanti, di non stressarsi ulteriormente nel traffico.

 

 

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.