La pratica di consapevolezza

Consapevolezza, Mindfulness, Pratica di consapevolezza

La pratica di consapevolezza (o di Mindfulness) è una pratica universale che promuove la saggezza. Una saggezza che incarnandosi in noi, lentamente ci fa sapienti della realtà della vita.

Svincolarci dagli schemi condizionati dagli automatismi e dai pensieri che riguardano la propria persona, è un modo per promuovere la conoscenza di sé e l’autoregolazione emotiva e comportamentale, per diminuire la reattività, per accrescere la capacità d’introspezione e di integrazione dei diversi aspetti (percettivo, cognitivo e comportamentale) delle funzioni umane.

La pratica di consapevolezza è una disciplina, non una tecnica, né uno strumento a disposizione per essere felici, come alcuni professionisti tendono a proporla ai loro clienti. Chiedendoci di essere equanimi nell’accogliere ciò che sorge la pratica non ci parla di felicità, di obiettivi da raggiungere, di qualcosa da aggiustare, di una salute da ottenere, ma semplicemente della verità, di lasciar andare quello che non esiste più, di vivere l’esperienza del momento, così come siamo capaci di fare, qualsiasi essa sia, senza trattenerla né rifiutarla, e di non perderci nell’immaginare qualcosa che ancora non esiste e forse non esisterò mai.

Come dice Thich nhat hanh:

“Non hai altro da fare che prenderti il tempo di fermarti ed entrare in intimità, con consapevolezza e gentilezza, nel momento presente. Il momento presente contiene il passato e il futuro. Il segreto della trasformazione della sofferenza sta nel modo di trattare l’attimo in corso”.

Praticando alleniamo dunque la nostra mente a essere attenta all’esperienza presente, focalizzata sull’oggetto di meditazione o aperta a 360°, ad accorgersi ogni volta che si distrae, a guardare per un attimo da cosa è stata catturata e, con gentilezza e senza giudizio, a tornare al qui e ora.

Ma contemporaneamente alleniamo anche il nostro cuore a essere aperto, caldo e accogliente di fronte a qualunque fenomeno attraversi le nostre esistenze, che si tratti di un’esperienza gioiosa, triste, ansiogena, fastidiosa, o anche neutra, senza attaccamento e senza avversione. (J.Kabat Zinn)

Così giorno dopo giorno impegnandoci a dare tempo e spazio alla pratica quotidiana impareremo a permetterci un tempo per noi, un tempo per essere semplicemente, per fermarci, per “sentirci”, scoprendo che proprio in virtù di questo anche il “tempo del fare” è più leggero e consapevole.

La pratica di consapevolezza è semplice, ma non è facile. Come l’amore. Perché la pratica di consapevolezza è un atto di amore. Per noi stessi, per i nostri simili, per tutti gli esseri viventi che con noi condividono il pianeta Terra.

E come tutti gli atti di amore richiede anche rinuncia, disciplina, coraggio, determinazione, pazienza.

La pratica di consapevolezza è un apprendimento all’essere vivi.

La pratica di consapevolezza ci chiede di essere vigili nel notare ciò che sorge nel momento presente, senza giudicarlo – semplicemente notare – di vederlo chiaramente, con mente e cuore ben aperti, con coraggio e determinazione; di notare come le cose cambiano, sempre, incessantemente e di non aggrapparci, ma di lasciare andare tranquillamente senza paura ciò che deve andare via. Ci chiede anche di navigare con destrezza e gratitudine tra i nostri diversi e contraddittori stati fisici e mentali, di dare e ricevere amore, compassione e gentilezza.

E in cambio ci accorgeremo che la pratica, mentre l’abbracciamo, nello stesso momento ci sta dando esattamente quello che ci chiede: in realtà la pratica è la vita stessa, ed è esattamente ciò che siamo. La piena pace del momento presente. Perchè come ci insegna la poetessa Wislawa Szymborska in questa bellissima poesia la vita è un’occasione eccezionale e come tale va vissuta pienamente attimo per attimo in ogni suo angolo oscuro e luminoso.

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;

essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;

distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;

stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.

Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;

e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;

e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Un appunto di Wislawa Szymborska

Author

Bianca Pescatori

Psicoterapeuta libero professionista ad orientamento psicodinamico e cognitivista.
 Ha collaborato e collabora con enti pubblici e privati per quanto riguarda la gestione dello stress attraverso i protocolli mindfulness Based e ricerche correlate, tra cui l’Università La Sapienza, dipartimento di psicologia e il policlinico dell’Università di Tor Vergata.